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Come prenderci cura delle scatole

PULIZIA E MANUTENZIONE DELLE SCATOLE DI LATTA

Trovare scatole belle e ben conservate è il sogno di ogni collezionista ma ahimè non è sempre così… spesso ci si imbatte in scatole che per anni sono rimaste su scaffali di vecchie cucine, soffitte o, peggio ancora, in umide cantine…
Uno strato di grasso o polvere depositati negli anni sono fattori facilmente rimediabili, il difficile si presenta quando l’umidità (nemico numero uno della latta) ne ha intaccato non solo la litografia, ma anche il metallo, con un fiorire di ruggine che può arrivare a “mangiare” completamente il metallo.
Premetto subito, per esperienza personale, che anche quando ci si accinge a pulire una scatola apparentemente “facile”, tipo quelle anni ’60, bisogna prestare attenzione.
Inizierò quindi col dire cosa non bisogna fare;
ricordo ancora quando molti anni fa trovai una piccola scatola e, tornata a casa per pulirla, presi un batuffolo di cotone e dell’alcool, il tempo di dare una passata e subito i bei colori, dalla scatola erano passati al batuffolo di cotone….
Un altro errore tipico è quello di iniziare la pulizia dalla parte più bella e in vista della scatola, tipo il volto di un paffuto bimbo proprio sul coperchio…
La pulizia è un’operazione  delicata e spesso imprevedibile quindi è sempre meglio testarne il risultato a cominciare da un angolo nascosto, meglio sul retro.
Anche l’acqua, che apparentemente sembrerebbe la cosa più innocua a volte può riservarci brutte sorprese… Mi accingevo a pulire una scatola della Severino Cei (quella con un monello che scappava con delle caramelle); il tempo di metterla nel lavandino e fargli scorrere su l’acqua e i rigagnoli scendendo avevano creato una patina bianca praticamente indelebile… ci sono volute infinite passate di olio per cercare di rimediare ad disastro, su di un lato ho lasciato i rivoli bianchi come monito… In questo caso, anche se peculiare, si trattava di una scatola che presentava una stampa litografica molto porosa. Quale sia stata la reazione chimica non l’ho ancora scoperto…
In caso di scatole con parti in cui la litografia salta via semplicemente spolverandola, l’unico intervento possibile è quello di bloccarla spruzzando una vernice fissativa per acrilici tipo la Maimeri 673, alcuni collezionisti usano della lacca per capelli.
Ma torniamo alla pulizia vera e propria, il primo passo è quello di togliere la patina di polvere o sporco; fatta una prima prova in un angolo, si interviene  con acqua e sapone o con uno sgrassatore, io di solito uso una spugnetta bagnata con del sapone di Marsiglia (quello a pezzi grossi verde o giallo che le nostre nonne usavano per il bucato) si strofina delicatamente fino a quando non riappaiono i colori e poi si asciuga con cura.
In caso di macchie di ruggine è meglio intervenire subito perché l’ossidazione nel tempo và avanti, per farlo si usa l’acido fluoridrico diluito al 7% (quello che di solito si usa per togliere le macchie di ruggine dai vestiti) in commercio si trovano prodotti tipo Ruginet, Ruginella, Levaruggine. Muniti di guanti, dopo aver fatto un primo saggio in un angolo, si versano alcune gocce sulla parte interessata strofinando delicatamente in modo circolare fino alla rimozione della macchia, se la ruggine ha “mangiato” il colore si arriverà fino alla latta base, si asciuga poi con cura con del panno carta tipo Scottex.
In caso di graffi o zone in cui la litografia è saltata, lasciando intravedere il lucido metallo, si può intervenire con un prodotto reperibile nei colorifici che si chiama Maimeri Idea Patina 711; si versano poche gocce su un bastoncino di Cotton fioc e si strofina la parte interessata che si scurirà togliendo quel brutto effetto di luccicante su cui cadeva inevitabilmente lo sguardo, si asciuga, si risciacqua con acqua e poi si riasciuga di nuovo.
Nel caso la parte interna della scatola non litografata presentasse ampie zone di ruggine, si può spazzolarla o strofinarla con della paglietta di ferro passarci poi un antiruggine tipo Ferox, l’effetto finale  non è bello perché rende la superficie tutta nera, ma almeno la ruggine è bloccata…
Una volta terminata la pulizia si passa al maquillage vero e proprio, qui le possibilità sono svariate e di solito ogni collezionista ha il “suo” sistema; io uso una cera per mobili in legno della Stanhome che di chiama Forniture Cream, si versa del prodotto su un panno leggermente inumidito e, sempre iniziando da una parte nascosta, si comincia a strofinare delicatamente e pazientemente la parte, ripassando poi con una pezza morbida per lucidarla, l’operazione và ripetuta più volte fino ad ottenere la completa pulizia.
Altri collezionisti usano cere per metalli tipo Iosso o Olio di lino, quella che non bisogna MAI usare è la gomma lacca che crea una patina indelebile che col tempo ingiallisce.
Una volta pulita la scatola è pronta per farsi ammirare, nel caso la teneste in cucina o su ripiani difficilmente raggiungibili vi consiglio di rivestirne il coperchio con della pellicola trasparente che la preserverà dai grassi che inevitabilmente si producono cucinando e vi permetterà di sostituirla in pochi secondi preservando così il coperchio che di solito è la zona più esposta.
Un’altra piccola accortezza è quella di non posizionarle in zone in cui batte direttamente il sole che tende a sbiadire i colori.
Ho parlato fin qui solo di pulizia e manutenzione delle scatole e non di “restauro” perché ritengo che, a meno che non sia fatto da un professionista (personaggi rari e leggendari, che sarei felice di conoscere) i risultati sono quasi sempre deleteri e facilmente distinguibili quindi, come nel caso delle rughe del nostro volto penso sia meglio tenersele, in fondo sono lo specchio della nostra vita.

Chi volesse cimentarsi nel restauro può consultare su internet i consigli che si trovano su:
De Agostini edicola restaurare scatole di latta

https://www.deagostiniedicola.it/ARTICOLI/antiquariato/consiglio%20scatola/index.html