Italia Golosa. 100 scatole di latta di prodotti dolciari raccontano l'Italia del '900

Storia golosa

Possono cioccolato, caramelle e biscotti raccontarci la storia?
A prima vista l’impresa appare ardua, in realtà, considerando che gli avvenimenti lasciano sugli oggetti che ci circondano delle tracce, proveremo ad andarle a cercare e forse, sfogliando queste pagine, vi sorprenderete nello scoprire quanto le leccornie che gustiamo quotidianamente siano “impastate” di storia. Per questo “dolce” viaggio ci serviremo di scatole di latta, cartoline, figurine, incarti di caramelle e vari oggetti promozionali che le Aziende Dolciarie regalavano ai loro clienti. Il nostro compito sarà solo quello di introdurre brevemente i capitoli; le scatole di latta fisseranno i momenti salienti mostrandoci Re, Regine e Papi; cartoline e figurine didattiche ci racconteranno guerre, personaggi eroici, imprese coloniali e attraverso le pubblicità rivivremo lo spirito del tempo e l’influenza della propaganda nel Ventennio fascista.

Il cinema del cioccolato

Il raccontato attraverso le figurine delle aziende dolciarie italiane
Questa ricerca nasce da una Tesi di Laurea fatta con il Prof. Adriano Aprà che, sulla fiducia, aveva creduto in questo progetto quando in realtà all’inizio avevo si e no una decina di figurine. Mano a mano che il tempo passava mi sono resa conto che in Italia il “cinematografo” fin dagli albori aveva scelto le aziende dolciarie, come canale preferenziale per far conoscere i propri artisti, creando quel fenomeno che, quando il cinema era ancora muto, verrà conosciuto in tuttto il mondo come”divismo”. Un rapporto che proseguirà ininterrottamente fino al dopoguerra, quando nuovi mezzi pubbblicitari prenderanno il sopravvento. Ad oggi le Aziende italianearchiviate sono oltre 70, tra cui : Caffarel Prochet, Decri, Elah, Ferrero, La Torinese, Lazzaroni, Lurati, Martesano, Mera e Longhi, Van Bol, VAV, Zaini, Zucconi, Walt Disney ecc. ecc. Le figurine oltre 4000 divise su 140 serie, 959 attori e oltre 250 film. Una ricerca entusiasmante che ha permesso di svelare questo forte legame tra Cinema e Cioccolato restato restato celato per tanti anni.

Il cioccolato nella grande guerra

Da peccato di gola a genere di conforto

...

Fra i tanti modi in cui è possibile ripercorrere gli anni della Grande Guerra, questa Mostra vuole proporne uno che, pur se a prima vista può apparire marginale, vi svelerà quanto anche gli oggetti più comuni di uso quotidiano riflettano la storia che li circonda. E’ proprio durante questo conflitto che il cioccolato, considerato fino ad allora un prodotto d’élite riservato all’aristocrazia ed alla ricca borghesia, venne inserito fra i “generi di conforto” degli eserciti di tutto il mondo per i suoi effetti benefici sia a livello fisico che mentale. La mostra racconta la Grande Guerra attraverso figurine, cartoline, scatole di latta pagine pubblicitarie e materiale promozionale che le Aziende cioccolatiere dei Paesi contendenti realizzavano sia per i soldati al fronte che per i loro cari rimasti a casa. Il racconto si svolge partendo da una figurina francese del Chocolat Pupier con l’assassinio dell’Arciduca d’Austria Francesco Ferdinando e prosegue con scatole inglesi con i membri dell’Intesa, scatole regalo di cioccolatini donate dalla Principessa Mary o da aziende cioccolatiere ai soldati al fronte o ricoverati in ospedali, cartoline e figurine che con le loro immagini raccontavano le fasi salienti del conflitto come la presa di Gorizia, Trento e Trieste o personaggi sconosciuti ai più come Maria Abriani, medaglia d’Argento e prima eroina della Grande Guerra. Facendo poi un confronto fra le campagne pubblicitarie del cioccolato dei vari Paesi durante la guerra è interessante notare come, pur se in un ambito così specifico, risaltino le caratteristiche peculiari dei vari popoli.

...

Nelle pubblicità italiane della Talmone e Moriondo & Gariglio dominano le immagini delle impervie montagne da conquistare, con soldati accompagnati da muli che trasportano casse di cioccolato, o cartoline con frasi tipo: “Sii forte prega spera e vincerai”, Dio ti benedica come ti benedice tua madre”, Sii valoroso col nemico e generoso col vinto” che esaltano i valori del nostro popolo: Patria, Dio, famiglia onore e generosità. Gli Americani si concentrano sulle virtù intrinseche nel cioccolato che, nelle campagne della Baker’s e Frys definiscono “Cibo perfetto, che scaccia la fatica e aumenta la forza e la resistenza sia fisica che mentale”, caratteristiche per cui è stato inserirlo nelle razioni militari destinate alle truppe in servizio attivo. Nelle pubblicità tedesche del cioccolato Stollwerck non ci sono frasi patriottiche o che illustrano il prodotto, ma solo immagini d’impatto di fieri soldati che marciano dritti verso la meta con il fucile sotto il braccio ed una tavoletta di cioccolato che sbuca dalla tasca. Gli spunti e le curiosità trovati sono davvero tanti, come nel caso dello scrittore Ernest Hemingway che, giunto in Italia come volontario della Croce Rossa Americana era uno degli “assistenti di trincea” che portavano ai soldati in prima linea generi di conforto quali cioccolato, viveri o posta e per questo affettuosamente soprannominati “i ragazzi della cioccolata”. Alla fine della guerra l’orgoglio dei successi raggiunti porta molte aziende cioccolatiere, come nel caso della Bonatti di Milano, a realizzare una nuova tavoletta di cioccolato denominata “Vittoria!” o la Mercenati di Torino una serie di figurine “Armate della Vittoria”
Non vengono comunque tralasciati gli aspetti più dolorosi del conflitto come le migliaia di invalidi ricordati nelle figurine francesi Chocolat Ibled e Guerin Boutron o le immagini di bombardamenti come quello della Chocolaterie Bruillet di Soissons.

Natale in trincea 1914-18

Il cioccolato in guerra, un dono assai gradito
Nell’ambito della mostra IL CIOCCOLATO NELLA GRANDE GUERRA abbiamo allestito uno spazio di approfondimento intitolato “Natale in trincea” raccogliendo curiosità, vecchie pubblicità, scatole e figurine realizzate tra il 1914 ed il 1918. Anni di ricerche avevano evidenziato come il cioccolato nel periodo bellico rappresentasse un dono assai gradito per le feste, un momento di dolcezza per milioni di soldati che erano costretti a vivere lontani da casa e dagli affetti più cari, magari nel freddo e nel disagio di una trincea o in un ospedale. Era il 28 luglio 1914 quando Austria e Germania dichiararono guerra alla Serbia, dando così inizio alla Prima Guerra Mondiale. Già nel Natale di quello stesso anno troviamo le prime confezioni regalo di cioccolatini, come nel caso della scatola in ottone regalata dalla Principessa Mary a tutti i soldati britannici impegnati in Patria e oltremare. Sul coperchio, oltre all’ovale centrale con il ritratto della Principessa, sono riportati i nomi dei paesi alleati: Belgio, Inghilterra, Giappone, Francia, Russia, Serbia e Montenegro (fig.1), manca l’Italia che entrò in guerra nel 1915. Per realizzare la scatola-dono fu indetta una raccolta pubblica di fondi, che raggiunse l’ingente cifra di 162 mila sterline di allora, grazie alla quale, fra il Natale 1914 e 1915, vennero realizzate due milioni e mezzo di scatole regalo che, in alternativa ai cioccolatini, potevano contenere sigarette, tabacco o pipa stoppino e accendino. Tutte, comunque, contenevano un biglietto con la scritta “Con i migliori auguri per un Vittorioso Nuovo Anno dalla Principessa Mary e dagli amici a casa”. Alcune fabbriche di cioccolato prepararono per i soldati delle confezioni natalizie, come nel caso della Cadbury Bros Ltd (Bourville) che realizzò nel corso degli anni varie scatole di cioccolatini da offrire in dono ai militari ricoverati negli ospedali. Le due scatole (fig. 2 e 3) presentate sono in cartone e si riferiscono al Natale 1915 e 1916, entrambe riportavano la dedica “Ai nostri soldati e marinai feriti gli auguri di un felice Natale e di una pronta guarigione”. Fra i vari ritrovamenti il più curioso è senza dubbio un Menù del Natale 1917 (fig. 4) per i soldati ricoverati nell’ Hopital Pupier di St-Etienne. Durante la guerra la fabbrica di cioccolato Pupier aveva ceduto parte del nuovo stabilimento alla Croce Rossa, che l’aveva trasformata in Ospedale Ausiliario con 250 posti letto, come dichiarato con orgoglio sulle cartoline con veduta dello stabilimento che i ricoverati spedivano ai loro cari a casa. Negli anni di guerra anche le confezioni regalo dei cioccolatini assumevano sembianze belliche, come testimoniato dalle innumerevoli campagne pubblicitarie del tempo. In Francia, la cioccolateria Marquise de Sévigné realizzava strenne natalizie davvero particolari (fig. 5 e 6): scatole per cioccolatini a forma di granata e proiettili o con immagini di infermiere, soldati dei vari gradi o scene di guerra. Un apposito servizio permetteva di recapitare i doni direttamente in zona di guerra. In America, nell’anno 1917, la fabbrica di cioccolato Whitman’s (Philadelphia) aveva realizzato una campagna pubblicitaria in cui un Babbo Natale portava in dono scatole di cioccolatini definite “Munizioni di felicità, per un Natale a casa o sui campi di battaglia”(fig.7). L’atmosfera natalizia della trincea veniva riprodotta anche in alcune figurine, come nel caso della cioccolateria tedesca Stollwelck (fig.8) che mostrano un gruppo di militari raccolto intorno ad un piccolo albero di Natale, con un soldato che distribuisce i doni giunti da casa. Il vero miracolo di Natale avvenne alla vigilia del 1914, allorché da due trincee avverse sul fronte occidentale cominciarono a levarsi dei canti di Natale. La magia di quella notte interruppe le ostilità, un sentimento di fratellanza superò le rivalità, ad uno ad uno i soldati uscirono dalle trincee per andare nella terra di nessuno a stringere le mani di quei “nemici” che in realtà erano semplicemente dei ragazzi come loro. Si scambiarono auguri e doni, le piccole cose preziose che avevano, sigarette, cioccolata, cibo e poi improvvisarono una partita di calcio. Ma ben presto l’incantesimo finì, gli alti ranghi riportarono ordine, un abbraccio e tornarono ognuno nella propria trincea. Questo episodio ricordato come la “Tregua di Natale” è stato raccontato in svariati libri, film ed anche in uno spot pubblicitario del cioccolato Sainsbury’s.

Scatole favolose

oltre 100 scatole di prodotti dolciari risalenti agli anni ’50/60 del ‘900 aventi tutte come soggetto le favole
C’era una volta… le favole sulle scatole di latta, presenta per la prima volta al pubblico una serie di oltre 100 scatole di prodotti dolciari risalenti agli anni ’50/60 del ‘900 aventi tutte come soggetto le favole, attraverso cui ripercorrerne la storia a partire dal favolista greco Esopo che, nel VI sec. a.C. ne trascrisse quasi 400 aventi come protagonisti gli animali, specchio degli umani e dei loro comportamenti; modello che fu ripreso anche da Fedro (20a.c/50d.c.) e la Fontaine (1621-1695) per le loro favole. Venendo a tempi più recenti l’autore forse più amato è Carlo Collodi (1826-1890) che con “Le Avventure di Pinocchio” detiene il primato, dopo libri religiosi come la Bibbia e il Corano, di essere uno dei libri più letti al mondo (tradotto in oltre 230 lingue), tallonato in questi ultimi anni da altre favole come “Il Piccolo Principe” di Antoine de Saint-Exupéry e la saga di Harry Potter di J.K. Rowlinge. Il grande successo di Pinocchio è ben visibile nella mostra, in effetti la maggior parte delle scatole di latta rinvenute in questi anni sono dedicate a questo burattino, seguito a debita distanza da Cappuccetto Rosso, Biancaneve, Cenerentola, Il Gatto con gli stivali ed i fantastici personaggi di Walt Disney a cominciare da Topolino. Alcune aziende hanno realizzato delle serie che potevano raggiungere i 10 soggetti. Fra le più attive ricordiamo: Motta, Perugina, Alemagna, Sperlari, De Coster, Dufour Caffarel e Zaini. Accanto alle scatole presentiamo figurine, cartoline, giochi e tante altre curiosità che le aziende dolciarie italiane realizzavano per i loro piccoli clienti.